Il Libro
La crisi fiscale dello Stato e l’allargarsi della forbice tra risorse disponibili e ampliamento della gamma dei bisogni sociali hanno palesato il carattere entropico della crisi del welfare state tradizionale, di tipo redistributivo e occupazionale.
In questo contesto, assumono sempre più importanza alcuni programmi di protezione e investimenti sociali a finanziamento non pubblico. Tali esperienze, di secondo welfare, coinvolgono una vasta gamma di attori economici e sociali – imprese, sindacati, enti locali, organizzazioni del terzo settore –, che si affiancano agli enti pubblici nel rispondere agli emergenti bisogni sociali.
Il welfare aziendale, che nasce dalla presa di coscienza della responsabilità sociale delle aziende nei confronti, non solo dei propri dipendenti, ma degli interi territori in cui operano, si inserisce appieno nel concetto di secondo welfare. Non si tratta tanto di sostituire la spesa pubblica con quella privata, quanto di mettere a disposizione risorse aggiuntive per rispondere all’aumentare dei cosiddetti ‘rischi sociali’. In questo, le aziende possono fare la differenza. Non solo le grandi, ma anche le piccole e medie imprese. Come? Facendo rete.
Le reti di imprese – con l’intervento o meno delle associazioni datoriali e alla presenza o meno di accordi territoriali con le Organizzazioni Sindacali – permettono di mettere a fattor comune i servizi di welfare disponibili e le buone pratiche esistenti nel territorio, dando anche alle PMI la possibilità di contribuire al benessere delle persone.
Le esperienze maturate nel nostro Paese sono tante, alcune anche molto avanzate. Il manuale, curato dal gruppo di lavoro ‘Secondo Welfare’, è occasione per approfondire il tema del welfare aziendale in ambito territoriale e per cogliere i reali benefici del welfare aziendale, come leva strategica per la gestione delle risorse umane.